sabato 27 maggio 2017

Filippesi 1:21-26 = prova biblica dell'aldilà e dell'immortalità dell'anima?

ANIMA IMMORTALE E ALDILA': Filippesi 1:21-26 costituisce davvero una prova scritturale inattaccabile a sostegno di queste dottrine?


Un passo della Bibbia usato frequentemente per dimostrare la fondatezza scritturale della dottrina dell'immortalità dell'anima e dell'aldilà è la lettera dell'apostolo Paolo ai Filippesi 1:21-26.



Cosa scrisse Paolo in quei versetti? Leggiamoli.

Poiché nel mio caso vivere è Cristo, e morire, guadagno. Ora se sia il continuare a vivere nella carne, questo è frutto della mia opera, eppure ciò che sceglierei non lo faccio conoscere. Sono messo alle strette da queste due cose; ma ciò che desidero è la liberazione e di essere con Cristo, poiché questo, certo, è molto meglio. Comunque, è più necessario che io rimanga nella carne a motivo di voi. E avendo questa fiducia, so che rimarrò e dimorerò con tutti voi per il vostro progresso e la gioia che appartiene alla [vostra] fede, affinché la vostra esultanza trabocchi in Cristo Gesù a motivo mio mediante la mia presenza di nuovo con voi. 
                                                                             (Filippesi 1: 21-26)



Da questa breve lettura non dovremmo frettolosamente concludere che Paolo disprezzasse il dono della vita umana.

In 1 Corinti 15:26 dichiarò infatti che la morte (adamica) era un nemico e che un giorno sarebbe stata eliminata definitivamente.


Ma, a motivo delle sue numerose visioni soprannaturali del paradiso celeste (=un luogo reale 'nell'aldiquà', in cui dimorano le creature spirituali) ed essendo consapevole di essere fra i relativamente pochi chiamati dalla terra per regnare in cielo con Cristo, il suo ardente desiderio era quello di essere con Cristo prima possibile: ecco perché paragonò la morte ad un guadagno.

Mi devo vantare. Non è utile; ma passerò alle visioni soprannaturali e alle rivelazioni del Signore. Conosco un uomo unito a Cristo che, quattordici anni fa — se nel corpo non lo so, o fuori del corpo non lo so; Dio lo sa — fu rapito come tale fino al terzo cielo. Sì, conosco tale uomo — se nel corpo o separato dal corpo, non lo so, Dio lo sa — che fu rapito in paradiso e udì parole inesprimibili che all’uomo non è lecito dire.  Di tale uomo mi vanterò, ma non mi vanterò di me stesso, se non in quanto alle [mie] debolezze.  Poiché anche se volessi vantarmi, non sarei irragionevole, poiché dico la verità. Ma me ne astengo, affinché nessuno mi attribuisca più di ciò che vede in me o ode da me, a causa dell’eccesso delle rivelazioni. (2 Corinti 12:1-7)



CIO' PREMESSO, PER COMPRENDERE FILIPPESI 1:21-26, BISOGNA TENERE CONTO DI UN ELEMENTO FONDAMENTALE:
Paolo stava scrivendo SOTTO L'INFLUSSO dello SPIRITO SANTO di Dio.

Cosa significa?

Gli autentici scritti ispirati della Bibbia furono composti sotto la spinta e la guida di questa portentosa e invincibile forza, tanto che sistematicamente gli scrittori biblici comprendevano solo fino ad un certo punto (e a volte quasi per niente) ciò che mettevano per iscritto, come nel caso delle profezie (Daniele 12:8-9).


Paolo sapeva perfettamente che avrebbe ricevuto una ricompensa dopo la morte, ma il punto è che, in realtà, non sapeva QUANTO tempo DOPO l'avrebbe ricevuta (2 Timoteo 4:8).

Per esempio, in un altro passo, riferendosi alla prima resurrezione dei morti che avrebbe avuto luogo nel GIORNO del SIGNORE, Paolo scrisse come includendo se stesso fra coloro che sarebbero sopravvissuti sulla terra fino a quel dato giorno

... noi viventi che sopravvivremo fino alla presenza (parousìa) del Signore non precederemo affatto quelli che si sono addormentati [nella morte]; perché il Signore stesso scenderà dal cielo con una chiamata di comando, con voce di arcangelo e con tromba di Dio, e quelli che sono morti unitamente a Cristo sorgeranno per primi. 
                              (1 Tessalonicesi 4: 15-16; cfr con Apocalisse 20: 4-5)


Eppure, Paolo morì a quanto pare una trentina d'anni prima che fosse scritto il libro di Rivelazione o Apocalisse (96 E.V. o d.C.), secondo il quale il GIORNO del SIGNORE riguardava un tempo ancora futuro! (2 Timoteo 4: 6-8; cfr. Apocalisse 1:1, 10)



Quindi, la pretesa di utilizzare Filippesi 1:21-26 per dimostrare biblicamente la fondatezza dell'insegnamento dell'immortalità dell'anima non ha una base solida e realmente obiettiva.



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